Le prime coltivazioni di mandorlo selvatico nascono nelle zone del Mediterraneo orientale e del Sudovest asiatico. Frutti di mandorlo sono stati trovati persino nella tomba di Tutankamon in Egitto (circa 1325 a.C.), ma tracce di mandorlo domestico risalgono al 3000-2000 a.C.
Dalla Grecia è poi arrivato in Siclia grazie ai Fenici, presso i romani era infatti noto come “noce greca”, e dalla penisola italiana il suo consumo si è poi diffuso in tutta l’Europa. In America giunge solo nel XVI secolo.
I mandorli furono uno dei primi alberi da frutto ad essere “addomesticati”, nella sua forma selvatica il seme del mandorlo è molto amaro e contiene amigdalina, una sostanza che in grandi quantità diventa tossica. Mutazioni genetiche naturali hanno determinato la scomparsa della tossicità e hanno permesso la coltivazione da parte degli antichi agricoltori della varietà di mandorlo domestico dal seme più dolce e commestibile.
Oggi le mandorle sono per lo più dolci, ma esiste ancora una parte di coltivazione di mandorle amare che in piccole quantità (rettificate e in associazione con le mandorle dolci) sono molto usate in pasticceria, ad esempio nella preparazione degli amaretti, a cui danno un gusto particolare e inconfondibile. Le armelline, la terza tipologia di mandorla, sono invece i semi contenuti nei noccioli di albicocca e pesca.
A seconda delle caratteristiche del seme, vi sono diverse varietà dell’albero di mandorlo, solo in Italia se ne contano più di mille.
Dai frutti dell’albero si ottiene una sostanza farinosa ricca di vitamina E, B e di minerali e molto usata nell’industria cosmetica per la produzione di creme o oli, mentre il seme è quella che comunemente viene chiamata mandorla.
LA MANDORLA PIZZUTA DI AVOLA
La più pregiata tra le varietà estistenti, selezionata nell’Ottocento da un botanico avolese e scelta poi dall’alta confetteria artigianale italiana per la sua forma piatta ed ellittica e per le sue grandi dimensioni, perfette per i confetti migliori. Coltivata nelle province più soleggiate d’Italia di Siracusa e Ragusa (nel territorio del Val di Noto e di Avola), e tutelata dal “Consorzio Mandorla di Avola”. Ricca di antiossidanti, grassi vegetali insaturi, vitamina E, magnesio, calcio e fosforo, la mandorla di Avola di distingue dalle altre per l’inconfondibile sapore, ma anche per le straordinarie proprietà nutrizionali.
LA MANDORLA DI TORITTO
Prodotto tipico pugliese tutelato dal “Presidio Slow Food”, deve il suo nome al paese in cui è prodotta, Toritto, dove le più famose varietà hanno proprio il nome di illustri cittadini torittesi. A causa della forma piccola e panciuta del seme, non è utilizzata nella produzione di confetti, ma il suo gusto intenso, seppur equilibrato, con note di burro finali e la sua spiccata pastosità la rendono ideale per l’utilizzo nella pasticceria di qualità.
La mandorla: da veleno a delizia
Le prime coltivazioni di mandorlo selvatico nascono nelle zone del Mediterraneo orientale e del Sudovest asiatico. Frutti di mandorlo sono stati trovati persino nella tomba di Tutankamon in Egitto (circa 1325 a.C.), ma tracce di mandorlo domestico risalgono al 3000-2000 a.C.
Dalla Grecia è poi arrivato in Siclia grazie ai Fenici, presso i romani era infatti noto come “noce greca”, e dalla penisola italiana il suo consumo si è poi diffuso in tutta l’Europa. In America giunge solo nel XVI secolo.
I mandorli furono uno dei primi alberi da frutto ad essere “addomesticati”, nella sua forma selvatica il seme del mandorlo è molto amaro e contiene amigdalina, una sostanza che in grandi quantità diventa tossica. Mutazioni genetiche naturali hanno determinato la scomparsa della tossicità e hanno permesso la coltivazione da parte degli antichi agricoltori della varietà di mandorlo domestico dal seme più dolce e commestibile.
Oggi le mandorle sono per lo più dolci, ma esiste ancora una parte di coltivazione di mandorle amare che in piccole quantità (rettificate e in associazione con le mandorle dolci) sono molto usate in pasticceria, ad esempio nella preparazione degli amaretti, a cui danno un gusto particolare e inconfondibile. Le armelline, la terza tipologia di mandorla, sono invece i semi contenuti nei noccioli di albicocca e pesca.
A seconda delle caratteristiche del seme, vi sono diverse varietà dell’albero di mandorlo, solo in Italia se ne contano più di mille.
Dai frutti dell’albero si ottiene una sostanza farinosa ricca di vitamina E, B e di minerali e molto usata nell’industria cosmetica per la produzione di creme o oli, mentre il seme è quella che comunemente viene chiamata mandorla.
LA MANDORLA PIZZUTA DI AVOLA
La più pregiata tra le varietà estistenti, selezionata nell’Ottocento da un botanico avolese e scelta poi dall’alta confetteria artigianale italiana per la sua forma piatta ed ellittica e per le sue grandi dimensioni, perfette per i confetti migliori. Coltivata nelle province più soleggiate d’Italia di Siracusa e Ragusa (nel territorio del Val di Noto e di Avola), e tutelata dal “Consorzio Mandorla di Avola”. Ricca di antiossidanti, grassi vegetali insaturi, vitamina E, magnesio, calcio e fosforo, la mandorla di Avola di distingue dalle altre per l’inconfondibile sapore, ma anche per le straordinarie proprietà nutrizionali.
LA MANDORLA DI TORITTO
Prodotto tipico pugliese tutelato dal “Presidio Slow Food”, deve il suo nome al paese in cui è prodotta, Toritto, dove le più famose varietà hanno proprio il nome di illustri cittadini torittesi. A causa della forma piccola e panciuta del seme, non è utilizzata nella produzione di confetti, ma il suo gusto intenso, seppur equilibrato, con note di burro finali e la sua spiccata pastosità la rendono ideale per l’utilizzo nella pasticceria di qualità.